GIARDINO D’INFERNO
Commedia in due tempi di Renato Mainardi
Regia di Maurizio Pellegrini
Scena e costumi di Romeo Liccardo con Francesca Gemma, Marta Lucini, Alessandra Mattei, Maurizio Pellegrini, Alice Redini, Chiara Zerlini

Epos Teatro rispolvera il “Giardino” di Mainardi dopo più di un trentennio di assenza dalle scene. L’ultima (e unica) rappresentazione risale, infatti, al 1976 anno in cui la compagnia del Teatro Filodrammatici di Milano, con la regia di Lorenzo Grechi, si avvalse dell’interpretazione di Paola Borboni.
Attento osservatore e autore cinico, Mainardi parte nei suoi testi da una “nuda e accanita esposizione degli eventi” che egli stesso colora di ironia o lirismo a seconda che si tratti di un dramma o di una commedia.
Demiurgo fine e preciso, lascia parlare l’oggettività dei fatti, celandosi dietro l’apparente libertà istintiva dei suoi personaggi e rendendo – inconsapevolmente – il pubblico partecipe della rappresentazione, nell’attesa che la molla della soluzione finale scatti.
Mainardi critica la realtà deformandola e sovvertendo i naturali equilibri sociali: specchio di questo processo è proprio Giardino d’inferno.
Cinque donne, un solo uomo e un’ingente eredità che si trasmette solo per linea femminile. Una nonna avida ma formalmente ineccepibile, una mamma ninfomane, una figlia da anni immobile su di una scala, unico posto in cui afferma di sentirsi bella, e un figlio, unico maschio, trattato
come un bambino nonostante i suoi trent’anni; una cameriera popolana e lungimirante e una istitutrice tedesca algidamente determinata… tutti in corsa per uno scopo ben preciso…
Membri della stessa famiglia pronti a sacrificarsi a vicenda per assumere il controllo del clan; una sottile macchina a reazione che regala alla trama una sfumatura da racconto giallo.
Una commedia graffiante e irriverente e un’operazione culturale, quella di restituire un autore come Mainardi al grande pubblico, che Epos Teatro sceglie come punto di partenza per un cammino di sensibilizzazione che punta ad un Teatro di tutti.

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